BRESCIA EST - VALLI DEL MARMO - ALTO NAVIGLIO - VALTENESI - VALTROMPIA - FORESTA ALTO GARDA OCCIDENTALE - OLTRE CONFINE

UN’ALTRA BELLA STORIA CHE CI REGALA LA SPECIALITÀ DELLE ULTRATRAIL, LA STORIA DI TIMOTHY OLSON

Se stai correndo sui sentieri di un bosco di montagna e vedi una sagoma di un trailrunner in lontananza magari prendi abbaglio, a quella vista pensi: caspita, guarda Krupicka, non solo una volta è capitato di dire questo a alcuni ultratrailmanrunner americani.

Esatto, si va a volte a scambiare quella sagoma con il famoso Tony Krupicka, l’ultratrailmanrunner hippie, ma altro non è che Timothy Olson, da l’aspetto molto somigliante con l’amico Kupricka. T. Olson non solo richiama la somiglianza d’aspetto con il famoso collega e amico Krupicka, ma va altrettanto forte nelle gare ultratrail, gare dove che spesso, arriva primo al traguardo.

Esatto, se a ispirare Kupricka era stato Scott Jurek, Kupricka, che è stato forse ispirazione per Olson? Agli inizi, da ragazzo, Olson, praticava il basket. Uno dei modi di Olson e per tenersi allenato nel giocare a basket, ecco, uno degli allenamenti e che faceva in solitario, era correre a piedi (il sottoscritto qualche volta è uscito a correre con un ragazzo, un vicino di casa, e che giocava a basket) Man mano, corsetta dopo corsetta, a Olson, piaceva sempre più fare attività fisica a l’aperto e mal digeriva lo stare a allenarsi al chiuso. Pioggia e sole e vento e neve, allenamento sempre al chiuso, rinchiuso tra quelle quattro mura e un tetto, quello della palestra non era l’allenamento, quello che gli piaceva di più. Per Olson, correre a piedi in mezzo alla natura, era una cosa che gli piaceva molto di più di fare.

Stessa indole di Krupicka, insofferenti a rigide e ferree regole (sai che conosco anche qualcuno altro che è così, esatto, avete indovinato) abbandonato gli studi della rigida scuola cattolica si ritrovò senza niente in mano. Esatto, n’è carne n’è pesce, non aveva ancora trovato la sua strada. Quando non si trova la strada, a volte se ne può prendere una che è quella sbagliata, così è stato per Olson. La strada sbagliata è piena di insidie e di cattive compagnie, spesso e volentieri, chi si ritrova in quella situazione, rischiano anche di entrare in una spirale, dove al culmine della spirale, ci sta la porta che porta in prigione.

Ecco, l’aver passato in prigione una notte, a Olson, l’ha fatto riflettere: era quello che voleva dalla vita? Andare avanti e indietro di prigione? Era quello, quello che voleva? La risposta per fortuna, (per sua fortuna e per nostra fortuna, in modo che adesso sto a raccontare di una bella storia) è stata: NO, non sono come queste persone che stanno in cella con me, e dentro di s’è ripete: NO, io sono un altro tipo di persona. E finalmente, dopo quattro anni passati border line, passati a camminare sul lato pericoloso del marciapiede (esatto, ispirato da una hit  di Lou Reed, esatto, un’altro dallo spirito libero. Non nel senso di runner, ma nel senso di persona insofferente a ferree e rigide regole che regolano la vita degli insetti. Una società piramidale, dove sopra sta chi comanda e gode e sotto chi deve sudare per far godere chi sta sopra) 

Dopo quei quattro anni conditi di brutte esperienze, era ritornato sui suoi passi, aveva ricominciato a correre a piedi. Km dopo km, il suo corpo si stava rigenerando, dopo ogni corsa si sentiva sempre meglio. I controlli fatti dalla Polizia per vedere se assumeva ancora droghe erano confortanti, risultava sempre più limpido e pulito. Riprese gli studi al college, riprese da dove aveva terminato, dove al college gli avevano anche assegnato un ruolo importante, gli avevano chiesto di allenare gli studenti che stavano nella squadra di running. Dice: ho imparato più io dai miei ragazzi che loro da me. Alla chiusura estiva del college, intraprende un viaggio in compagnia, in compagnia del suo quattrozampe. Un viaggio a tappe e a piedi e a attraversare diversi stati americani, con l’unica compagnia del suo quattrozampe. Ogni tappa del viaggio diventava anche una corsa di lunga distanza, e era corsa che passava nei boschi e passava tra le montagne, era un viaggio a esplorare la natura. A quel tempo, Olson, non conosceva l’esistenza delle gare ultratrail, a Olson gli interessava e gli piaceva solo che correre e esplorare sempre posti nuovi, posti nuovi in mezzo alla natura del bosco e nella fitta vegetazione e scalando le montagne.

Svuotato le tasche, finite le palanche, esatto, è terminato anche il viaggio. Ritornato a casa, aveva ripreso a allenare i ragazzi del college e aveva trovato anche un buon lavoro, come carpentiere. Un giorno ebbe l’occasione di conoscere una ragazza, Krista, che poi sarebbe diventata sua moglie. Da quel momento la sua vita cambiò ancora, iniziò a fare progetti per il futuro. Per amore di Krista, cambiò di nuovo lavoro, gli sembrò di aver finalmente trovato un lavoro adatto a lui, ma si rivelò lavoro troppo serio e meticoloso e di routine con protocollo rigido e ferreo, resistette 1 giorno, il giorno dopo si era già licenziato. Era inverno, come sanno essere rigidi e freddi gli inverni in Wisconsin. Olson e Krista presero, sui due piedi, una decisione, giocare la carta di ricominciare tutto da zero. Abbandonarono il Wisconsin e si trasferirono in California, ma dopo un po’, cambiarono ancora, si erano trasferiti in Oregon, alla ricerca continua di un nuovo posto dove iniziare una nuova vita. Arrivati a Ashland, un posto immerso nella natura e ricco di sentieri in mezzo ai boschi delle montagne, (un vero e proprio paradiso per qualsiasi trailrunner) di quel posto si innamorarono e li presero casa e si li stabilirono.

Fu proprio in questo posto che Olson iniziò a vedere “gente strana?”, persone che correvano ore e ore e ore su quei sentieri, fu li che per la prima volta conobbe la parola ultratrail. La cosa di aggregarsi al gruppo di runner locali, per quanto riguarda Olson e sua moglie Krista, la scelta è venuta naturale e alla svelta. Per consolidare le amicizie e allargarle, Olson e Krista (l’idea più di Krista che di Olson) organizzarono una festa, e proprio durante questa festa ebbero modo di conoscere diversi runners e dei ultratrailmanrunner, esatto, persone che andavano a correre in gare su distanze di centinaia e centinaia di km (in America, in certi stati, son molte famose le gare della specialità conosciuta come 100 Miglia. Le più famose sono piene di belle storie da raccontare, a partire dalla Western States 100) Grazie e proprio a queste nuove conoscenze e (che Olson, di primo acchito, la prima impressione, lui e Krista, li avevano presi per persone completamente fuori di testa, veri e propri pazzi scatenati intenti a macinare in solitario km su km tra i sentieri dei boschi e delle montagne) amicizie, esatto, quelle che gli fecero aprire gli occhi su orizzonti più lontani. Quella festa è stata anche l’occasione di conoscere anche Kupricka e Hal Koerner (diventando un suo grande amico di questo forte ultratrailmanrunner, tra l’altro anche primo al traguardo a delle Western States 100) 

Ecco, la nascente amicizia con i due ultratrailmanrunner, questo è stato il perché anche Olson era entrato a far parte di quella schiera di pazzi scatenati, fuori di testa, e se lo sentiva dentro, che quello era il suo mondo (pazzi e fuori di testa sono espressioni in senso buono, positivo. Nel senso che un rammollito alle comodità non resisterebbe dieci minuti a fare quello che fanno quelli li. E siccome i cittadini quello che è fuori di quello che loro sono in grado di fare, esatto, se non son capaci loro, gli altri che lo fanno sono fuori di testa. Questa è logica che proviene da l’Impero Romano, che solo quelli di Roma, gli altri, esatto, tutti dei barbari) divertirsi a correre ore e ore e ore sui sentieri del bosco di montagna. Ebbene, i nuovi amici riuscirono a convincere Olson a partecipare alla sua prima ultratrail, una gara di soli 50km. Ebbene, era l’anno 2008, per Olson, l’esperienza fu terribile, dolorosa e più che estenuante e faticosa. Però, come dicono gli ultratrailmanrunner (a questo proposito saluto Angelini, Giuseppe Angelini, un ultratrailmanrunner di Gavardo e che è stato l’insegnante di Maurizio, ai tempi del liceo e che più di una volta è stato alla partenza delle gare del Torneo Podistico) il bello di finire una gara ultratrail è che dopo stai infinitamente bene con te stesso. Dopo qualche giorno e sempre più, cresceva in Olson anche la voglia di riprovarci ancora. Mentre era come spettatore alla Western States 100 (da spettatore perché non aveva i minimi richiesti per partecipare, che tanti e tanti che fanno di tutto per avere i minimi di partecipazione per partecipare a quella mitica ultratrail. Per avere assegnato un pettorale alla Western States 100 devi aver fatto vedere come hai finito delle altre 100 Miglia. Pensa se si farebbe cosa così anche alle maratone, che vuoi, le maratone sono di moda, sono business, ma dove è che vivi? Ma non hai ancora capito che uno che va a 6 minuti a km paga e spende lo stesso e uguale a uno che va veloce, e che le palanche che entrano nel cassetto, senza nessun costo aggiuntivo in più, le palanche che entrano nel cassetto del tavolo iscrizioni diventano anche dieci volte di più se si accettano anche le iscrizioni anche dei tapascioni. La gente va a correre dove vanno i più tanti. Cari della Western States 100, quante migliaia e migliaia di dollari in meno che fate, se la gara fosse in mano a noi della bella bionda, sai che fatturato?) che aveva accompagnato l’amico Hal Koerner e che aveva proprio tagliato per primo il traguardo. Ebbene, il primo posto de l’amico è stato l’input che l’ha fatto decidere di partecipare alla sua prima 100 Miglia. La prima sua 100 Miglia fu nel 2010, la Pine to Palm, per preparare questa sua prima 100 Miglia si iscrisse prima a una 50km e dopo alla Waldo, gara di 100km. In allenamento, a volte in compagnia di altri ultratrailmanrunner, vedeva che non andava a piano come magari poteva pensare.

Ebbene, la conferma l’ebbe proprio alla Waldo 100km, dove, a un certo punto si trovò in testa al gruppo dei partecipanti. Faceva fatica a crederci, però sperava anche che nessuno lo superasse. Dalla paura di essere superato continuava e spesso a voltarsi indietro e guardarsi alle spalle, non vedeva nessuno sopraggiungere, fu così per il resto della gara, un continuo voltarsi indietro e fino a quando aveva tagliato per primo il traguardo. Ecco che venne il giorno della sua prima 100 Miglia, la Pine to Palm, e incredibile, anche a quella gara, esatto, tagliò per primo il traguardo. Esatto primo al traguardo alla sua prima 100 Miglia. Olson, ama dare questa definizione delle gare ultratrail, dice: sono un viaggio, un lungo, un lungo viaggio dentro s’è stessi, (questo che vado a dire che nelle gare ultratrail il fattore più importante è la psiche) conosci veramente chi sei e metti nella giusta scala di valori le cose importanti della vita. L’anno dopo, Olson, per far contenti gli organizzatori, si iscrive ancora alla Pine to Palm e esattamente come l’anno prima taglia ancora per primo il traguardo. Nel l’anno 2012, Olson, finalmente, può iscriversi alla mitica Western States 100. Già cosa che ha dell’incredibile che alla prima partecipazione alla WS 100, arrivò a tagliare per primo il traguardo, ma non solo, addirittura aveva battuto il precedente record della corsa. Aveva percorso i 161km della gara in 14h46’. L’anno dopo si va a ripetere come primo a tagliare il traguardo, esatto, bissò il primo posto de l’anno precedente, però, stavolta, niente record. Olson, era diventato tra i più forti ultratrailmanrunner d’America. Questa è la storia di chi prima ha dovuto sbagliare e prima ha dovuto fallire, prima di capire che era diventato una persona migliore, che proprio attraverso la corsa nei boschi e sulle montagne lo aveva fatto diventare una bella persona, migliore di quello che era stato in gioventù. Magari domani racconto un’altra storia, di un altro famoso ultratrailmanrunner, queste storie mi affascinano sempre, e tutte le volte che ne vengo a conoscenza. A domani (mauro)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.