UNA BIODIVERSITÀ IN ESTINZIONE, CHE I BIPEDI PREPOTENTI, DI ELIMINARE ALTRA BIODIVERSITÀ DI BIPEDI DI PELLE ROSSA, E PER IMPOSSESSARSI, DI RUBARGLI LA LORO CASA DOVE AVEVANO SEMPRE ABITATO E SIN DA L’INIZIO DEL LORO CAMMINO SUL PIANETA TERRA. ESATTO, ELIMINATI DALLA FACCIA DELLA TERRA DA CHI A VANTARSI A DIRE, SIAMO TUTTI FRATELLI, LA CARITÀ CRISTIANA, SAI CHE NON LO SAPEVO CHE ERA QUESTO IL CONCETTO DI CARITÀ CRISTIANA
Capo Giuseppe, è il nome di un altro grande capo indiano, in realtà è il nome di due grandi capi indiani, padre e figlio. Che battezzati dai pellebianca capo Giuseppe, dove alla sua morte del padre il nome gli è stato passato dai pellebianca al suo figlio. Dove che il discorso che aveva fatto al consiglio, è il discorso di capo Giuseppe figlio, dove però prima aveva fatto la storia della sua tribù e prima di quel famoso concilio dal quale è tratto il discorso di capo Giuseppe figlio . La tribù di capo Giuseppe padre era la tribù battezzata dai pellebianca Nez Perce, dal fatto che alcuni di questa tribù portavano un piercing al naso. Il suo compito era difficile, e la tribù Nez Perce una tribù grande, e con tante bande a formare questa tribù di indiani, dove mettere tutti d’accordo a volte non era semplice. Dove come vedremo dopo, i pellebianca, grazie a il solito sistema della corruzione, aveva già in mano pezzo di carta firmato da alcuni portavoce di queste altre bande di tal tribù Nez Perce, ma quella di capo Giuseppe era la banda più numerosa e più influente e senza la firma di capo Giuseppe padre, valevano meno anche tal pezzi di carta degli altri portavoce indiani, quelli delle piccole bande. Già prima e nel 1854 la tribù Nez Perce era stata costretta a sloggiare da il territorio dove che abitavano da sempre, e di costretti andare a vivere nello zoo che gli aveva preparato il grande capo pellebianca. Però, esatto, succede che in tal riserva, qualche pellebianca dice che ci sta l’oro, ecco il motivo che capo Giuseppe figlio era stato convocato a consiglio e per vedere la nuova situazione, di fargli cambiare di zoo e di fargli firmare il pezzo di carta. In pratica, la firma sul nuovo pezzo di carta, ai Nez Perce gli avrebbe portato via oltre il 90% del territorio dello zoo che era del pezzo di carta firmato sei anni prima. Ecco che, grazie alla corruzione, metodo tanto usato dai pellebianca, dove veri e propri experti del settore, corrompendo alcuni portavoce delle varie bande che formavano la grande tribù Nez Perce, e corrompendoli con il regalo fucili, whisky, coperte, (e belle tazze di donne bianche compiacenti, che tal portavoce non vedevano il momento di inzupparci dentro il loro biscotto, questo che firmavano di tutto e senza neppure sapere di quel che firmavano? il trucchetto funziona sempre, funziona adesso come funzionava a quei tempi?) Ecco che, di fatto, la tribù Nez Perce a sfaldarsi e a sciogliersi, a diventare solo che piccole bande di indiani e in conto proprio, e a agire solitarie. Però, la banda di capo Giuseppe figlio, la più numerosa, quei indiani non avevano mai accettato di firmare tal pezzo di carta e questo, i pellebianca non lo potevano accettare, in qualche modo era di sminuire la loro autorità e di sminuire la loro potenza di imporre i loro ordini. Ecco che la cattiveria dei pellebianca aveva escogitato di far firmare tal pezzo di carta a un altro indiano, e che per loro si era presentato come capo della tal numerosa banda di Nez Perce, guidata da capo Giuseppe padre. Ma ne capo Giuseppe padre e ne capo Giuseppe figlio non avevano mai firmato nessun pezzo di carta e nessuno era autorizzato a farlo in loro nome. Nemmeno chi su suggerimento di mandrakata dei pellebianca, tal che, e scelto dai pellebianca avevano battezzato Avvocato, il quale aveva firmato in nome di capo della banda di capo Giuseppe padre. venuto a conoscenza della gabolata, capo Giuseppe padre, e per proteggere la sua tribù, aveva iniziato il famoso esodo alla ricerca di una nuova terra e di un nuovo posto dove andare a abitare. (che non il famoso esodo degli ebrei narrato da la Bibbia) Il famoso esodo di mille miglia, milleseicento km a piedi attraverso boschi e montagne, che attraversando le montagne de l’Oregon (paradiso di tutti gli ultratrailman runners) del Idaho, Wyoming e Montana, e fino a raggiungere il Canada. Questo a l’ufficio de gli Affari Indiani non gli andava proprio giù, che magari episodio che poi influiva sul curriculum di tal dirigenti de l’ufficio Affari Indiani? che magari il grande capo bianco di Washington magari li pensava incapaci di tenere a bada una tribù di indiani. Ecco che, arrivati a quaranta miglia dal confine con il Canada, le genti di capo Giuseppe padre si trovarono davanti a l’esercito americano schierato e armato fino ai denti. Fu così che capo Giuseppe padre, pur potendo fuggire nella foresta, per proteggere bambini donne e anziani, si arrese. E sulle colline di Bear Paw, andando incontro con la bandiera bianca a il capo de l’esercito americano, pronunciò la famosa frase: da adesso in poi, più nessun Nez Perce prenderà in mano un arma e per fare la guerra ai pellebianca. Deportati dai pellebianca in Kansas, ai Nez Perce, gli furono donate coperte infette provenienti dagli ospedali, dovè il contagio decimò la già provata tribù rimasta dei Nez Perce, di quella che una volta era una grande tribù. (esatto, non è comunque l’unico caso di tribù di indiani infettati con le coperte da le malattie degli ospedali dei pellebianca. Esatto, malattie che ai pellerossa, fino a quel momento sconosciute. Lasciati li a morire, e di non essere portati a l’ospedale, esatto, quel che si dice de la carità Cristiana agli ammalati) Dopo il fattaccio, il governo americano, voleva avere in mano anche il pezzo di carta firmato dai Nez Perce, e a questo punto, firmato da capo Giuseppe figlio che aveva preso il posto che era di suo padre, e lo aveva convocato addirittura a Washington al Congresso, davanti a tutti i più alti funzionari governativi. Ecco, capo Giuseppe figlio, che non più capo della grande tribù di qualche decennio prima, e tribù ridotta allo stremo e decimati dal contagio della malattia, ecco che gli viene data la parola e per parlare e inizia a parlare ai alti funzionari li presenti al Congresso. Inizia col dire: l’uomo bianco è più bravo a parlare, ha più tante parole per descrivere i fatti e le situazioni, l’uomo bianco è più intelligente de l’uomo rosso, questo è realtà. L’uomo rosso vive usando poche parole, questo che tanti uomini bianchi considerano noi uomini rossi poco più che de gli animali, ma, carissimi funzionari di Stato, non servono tante parole per raccontare la verità. (e non la storiella?) Ciò che ho da dire sono poche parole ma che sgorgano direttamente dal mio cuore, (che poi invece un discorso di non meno di due ore, ma il tempo che trascorreva i pellerossa lo misuravano diversamente dai pellebianca, andavano a spanne e non a secondi) e parlerò come sempre ho parlato con lingua dritta, e il Grande Spirito mi è testimone di questo. Il mio nome è: In-Mut-Too-Yah-Lat-Lat, che vuol dire: Tuono che viaggia sulle montagne (facile intuire che è nato al momento che imperversava un temporale) e che voi pellebianca mi chiamate col nome che chiamavate mio padre, col nome di capo Giuseppe, e sulle mani di mio padre, come sulle mie, non c’è nemmeno una goccia del sangue di uomo bianco. Sono il capo della banda indiana dei Wal-Lampwat-Kin, della tribù dei Chutepalu, che voi pellebianca avete battezzato tribù Nez Perce. I nostri padri, ci hanno sempre insegnato, a voce, noi tramandiamo le nostre leggi a voce, non abbiamo libri che ci insegnano come invece voi pellebianca. Quello che noi conosciamo lo conosciamo dalle parole uscite dalla bocca, dal cuore e dalla lingua dritta, dei nostri padri, delle nostre madri e dai nostri nonni e dalle nostre nonne. Ci hanno sempre insegnato di non voler pretendere le cose degli altri e di mai infrangere per primi degli accordi presi. Noi non eravamo a conoscenza che ci stavano altri popoli, di questo siamo venuti a conoscenza quando tanti inverni fa, (cento anni fa e più) qualcuno di noi aveva visto dei uomini di pelle bianca a arrivare con delle navi su quel che era il nostro territorio. A l’inizio con questi uomini di pellebianca facevano tanti scambi di merce, non ci capivamo, parlavamo due lingue diverse, ma coi segni e coi gesti delle mani, riuscivamo a intenderci. Però, passati degli anni, abbiamo iniziato a dubitare, perché gli uomini di pelle bianca mischiavano la verità con la menzogna, e noi popolo abituato a parlare solo con lingua dritta, la lingua biforcuta ci metteva a disagio. Nonostante che poco ci fidavamo, la mia banda non ha mai fatto del male agli uomini bianchi, dove invece il contrario. Questo di non aver mai fatto scalpo di un uomo bianco, questo per la mia banda è un vanto. Un giorno, al nostro accampamento arrivò anche un prete, quello che aveva battezzato mio padre capo Giuseppe e il prete ci raccontava tante belle cose. Però, non ci aveva nascosto che gli uomini bianchi, quel che volevano era, più che altro, non la nostra conversione alla religione dei uomini bianchi, che l’abbiamo capito dopo, che agli uomini bianchi invece della salvezza della nostra anima, molto di più della nostra anima, di più gli interessavano le nostre terre. Poi, dopo l’arrivo del prete, poco dopo arrivarono anche numerosi uomini e numerose donne di pelle bianca, e iniziarono a costruire, in breve tempo era sorto un villaggio pieno di case, una chiesa e due saloon. (esatto, la solita storiella del sacro e il profano, la chiesa luogo di preghiera e pentimento, a parole? e il saloon luogo della perdizione?) Ma la nuova situazione noi la accettavamo, dicevamo, il posto è grande c’è spazio per tutti, e per un altro po’ eravamo andati d’accordo. Un altro giorno invece, qualche inverno dopo, arrivò un altro uomo bianco e buffo, ci disse che stavano arrivando tanti uomini bianchi e che sarebbe stato il caso di demarcare i confini, da una parte gli uomini bianchi e da l’altra parte gli uomini rossi, questo per non creare confusione e di rimanere e vivere separati e in pace a secondo i propri usi e costumi. Mio padre aveva messo in guardia gli uomini rossi dal commerciare coi uomini bianchi, aveva sempre sospettato delle persone che amano follemente l’oro, e poi, non avevamo mai visto quei pezzi di colorata che chiamate voi pellebianca chiamate denaro. Che poi la stessa cosa di importanza che date a l’oro, ma se l’oro è di Madre Natura, il vostro denaro lo stampate, lo fabbricate, non è cosa di natura, e dove che, l’uomo bianco che ne possiede di più di questi pezzi di carta, a quello gli date più importanza di tutti gli altri. E questo è per voi dirsi che tutti fratelli? (esatto, vedi adesso con la Patrimoniale, ma è di logica che se faresti un referendum, la maggioranza dei italiani, perchè la maggioranza degli italiani non sono i ricchi proprietari, e col referendum risulterebbe che invece la maggioranza degli italiani la vorrebbe questa patrimoniale, che l’unico modo certo di far pagare il dovuto anche ai più ricchi. Opinione e parere personale del sottoscritto, che non ne può saper di meno, ma a naso mi sa che sono i più tanti a voler fare pagare patrimoniale ai ricchi. Che solidale sarebbe da fare pagare a partire da patrimonio di almeno a partire da 500mila € in su. Che poi, che dovrebbe essere contento chi paga di più, contento perchè vorrebbe anche dire che ha di più degli altri, tanto di più degli altri, che è forse fasulla la storiella siamo tutti fratelli? Ma visto che comandano i partiti, che vuoi, che pensi, che i partiti fanno il bene del popolo o che fanno l’interesse di quelli con le palanche? datela voi la risposta) Ma come si fa a dare più importanza e valore a un pezzo di carta colorata e stampata, che a la vita. Dove che voi uomini bianchi vivete non nel rispetto di Madre Natura, quel che ci dona di buono e anche di cibarci la nostra Madre Natura, ma voi uomini bianchi di vivere e solo per fare tanta collezione di pezzi di carta colorata che chiamate denaro, che quei pezzi di carta li amate alla follia, e che senza quelli non siete capaci di vivere. (esatto, il concetto era troppo lungo ho fatto riassunto e usato le parole nel solito colorito modo del sottoscritto, per far capire il succo del discorso di capo Giuseppe figlio) Poi, dice capo Giuseppe figlio, dice: mio padre aveva messo in guardia la nostra tribù che l’uomo bianco usava la lingua biforcuta, e rivolgendosi al funzionario pellebianca che diventato il capo di quel che era la nostra terra, (il governatore dello Stato di Washington) gli aveva detto: nessun uomo, ne bianco ne rosso può arrogarsi il diritto di dire questa è la mia terra, nessun uomo bianco o rosso è il padrone e nemmeno del più piccolo pezzo di terra, la terra è di tutti gli esseri che la abitano, compresi gli animali, così che noi pellerossa pensavamo e pensiamo aveva e ha deciso il Grande Spirito. Ecco perché che noi crediamo che la terra è di tutti, e allora come si fa a vendere a un altro una cosa che invece e di tutti? (caro capo Giuseppe, si può, si può, l’avidità, ha inventato questo e altro di ancora più subdolo) Se uno non è il padrone della terra, come che fa a venderla a un altro? Ma il funzionario, mi ricordo perchè ero presente, preso di forza mio padre per il braccio gli disse: non fare storie e vieni a firmare questo pezzo di carta. Mio padre lo spinse via e gli disse: perché vuoi a tutti i costi che ceda a te “il mio paese”, il territorio che sempre abitato dai nostri padri e dai loro nonni, e dai nonni dei loro nonni e fino che la mente non riesce più a andare indietro nel tempo. Il governatore che con la forza delle armi diventato il capo del nostro territorio, minacciò più volte mio padre, e dicendogli che meglio per lui e la nostra tribù che lui da firmare quel pezzo di carta. Ma mio padre, incurante lella rabbia e delle minacce del governatore, mai firmò tal pezzo di carta, e da me, si fece promettere che, una volta preso il suo posto, anch’io mai avrei firmato il pezzo di carta. E lasciò il concilio con un ultima frase: firmando quel pezzo di carta la mia tribù non avrebbe più un posto dove abitare, questo che ti dico che mai firmerò quel pezzo di carta. Poi, mi ricordo come fosse ieri, mio padre e quelli della mia banda abbandonammo il concilio. Ma altri capi di altre quattro bande di Nez Perce invece firmarono il pezzo di carta, e in dono ricevettero fucili, wisky e delle coperte. Mio padre, venuto a conoscenza, avvisò la nostra gente di non accettare mai nessun regalo da l’uomo bianco, perché poi, con lingua biforcuta, avrebbero poi fatto passare quei doni come il pagamento per la nostra terra. Il governo americano, a questo punto aveva voluto far vedere alle bande che non avevano firmato, di non aver fatto una buona scelta, che invece alle quattro bande che avevano firmato, il governo americano gli donava cibo, vettovaglie, provvigioni, coperte e fucili. Dopo quella ultima volta c’è stato ancora qualche concilio, perchè il governatore voleva chiudere definitivamente la questione del diventare, pezzo di carta firmato in mano, di essere legalmente e per legge possessore del territorio della nostra banda e delle bande che non avevano firmato. Ecco che, (nome mai stato così ben azzeccato da dare a un indiano, era un indiano che sapeva parlare bene, di imbortolare bene?) e individuato un indiano che avevano battezzato Avvocato, col compito di farsi dare delega di firma, e di convincere le bande che non avevano ancora firmato, di dargli delega di firma a lui. (esatto, logico che i pellebianca avevano corrotto e comprato l’indiano e quello che aveva più carisma dopo capo Giuseppe. Sapete che come l’avevano battezzato i pellebianca tal indiano? Esatto, lo avevano battezzato col nome di Avvocato, che la dice lunga su le sue qualità oratorie e del convincere le altre bande. Gran bravo a parlare) Quel giorno che Avvocato convinse i capi delle altre bande a dargli a lui delega di firma, mio padre non era presente al concilio, ma venuto a conoscenza della cosa e diventato vecchio, mi aveva lasciato il suo posto alla guida della nostra banda, mi disse: figlio mio, non firmare mai niente dei pezzi di carta dei pellebianca, quella volta che lo farai, ecco che avrai venduto il nostro paese e la nostra terra, dove che poi la nostra gente non saprà più dove andare a dormire. Il nostro territorio era Wallowa, da sempre Wallowa è stato la terra della nostra gente. Questo che mio padre aveva fatto piantare dei pali e alla nostra gente aveva detto: qui dentro a questi pali è il nostro paese, è Wallowa, e è il nostro paese e nessuno deve oltrepassare questo confine. Qui dentro ci stanno le tombe di nostri padri e dei nostri antenati prima di loro, non venderemo mai, e nessun prezzo, queste tombe ai pellebianca. Ecco quando venni convocato al concilio … sta diventando lunga, a domani, con il seguito, mi sa che ci vogliono ancora almeno tre puntate per finire la lettura del libro. Portate pazienza, ma poi, mica che si è obbligati, se la storiella non piace basta cambiare canale. Esatto, fortuna che adesso non ci sta un capo bianco a ordinare a altri uomini quel che obbligati di fare. Per chi ha .ulo e anche il resto, a domani. CIAO (mauro)