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la storiella della rana e del toro

(sai che le storielle qualcosa insegnano, alle menti aperte le storielle insegnano, eccome insegnano)

La procedura il protocollo del test è molto facile da seguire. Mettete i quattro coni distanziati esattamente di 100mt., un giro di pista in pacca. L’atleta che deve effettuare il test, deve fare prima il solito riscaldamento pre-gara. Visto che questo è un test che ha senso se un atleta si allena, se non quotidianamente, almeno cinque giorni la settimana, insomma, un atleta competitivo, ecco che a l’inizio, partiamo già con andatura e ritmo da 10kmh. L’andatura la fa l’atleta che in quel momento è in versione assistente, e lo fa con la bici con contachilometri calibrato il più possibile. Visto che la cosa va fatta nella maggior precisione possibile, l’aumento graduale del ritmo a ogni 100mt, a ogni cono, non lo fa l’atleta che sta eseguendo il test, (il quale a ogni passaggio dal cono prende frequenza cardiaca istantanea e la comunica al terzo che la segna su un foglietto) il quale, deve solo che stare a girare in corda a fianco del assistente in bici, che è quello che varia il ritmo, a ogni cono. A ogni 100mt, chi sta in bici aumenta il ritmo di velocità di mezzo km l’ora, in questa sequenza 10 / 10,5 / 11 / 11,5 / 12 … e così via, fino a esaurimento energia dell’atleta che sta eseguendo il test. Ci sta anche una soluzione più semplice, strada piatta piattenta di campagna, dove non c’è traffico, e la variazione di velocità, non la danno più i coni posti a distanza regolare, ma la dà il tempo, ovvero, chi sta in bici, aumenta l’andatura di mezzo kilometro ogni 30 secondi. Con questa seconda soluzione non c’è bisogno di una pista, ma l’inconveniente è se trovi bici, moto, auto, trattore, o mucca che ti tagliano la strada e ti fanno perdere il ritmo? Il terzo atleta che in quel momento è li per controllare e collaborare che il test venga effettuato il più corretto possibile. Nel senso che, se il test lo si fa su strada, magari fa da apripista e fa scansare chi potrebbe essere di disturbo. Detto questo, ecco la cosa più importante e più difficile, esatto, prendere la frequenza istantanea a ogni cambio variazione. Nel senso che, la frequenza del battito cardiaco deve essere presa e istantanea a ogni cono, e se su strada, a ogni 30’’. Una volta che l’atleta sottoposto al test ha esaurito la sua energia, non ce la fa più a aumentare di ritmo, il test è terminato. Ecco che, in mano abbiamo dei dati, che sono: la velocità di ogni step, ovvero, ogni tratto, che sia cono o i 30’’, abbiamo in mano la velocità. Ebbene, a questo punto, su carta a quadretti spessi, meglio ancora se millimetrata (mi ero dimenticato di metterla dentro con quel che serviva, e anche una penna e un righello. Così come la variazione a tempo la si può fare anche in pista, e si eliminano i quattro coni) ecco tirate due righe lunghe, una orizzontale e una verticale in modo da formare un angolo retto. Sulla linea orizzontale, ogni 1cm più o meno, decidete voi, li ci mettete la velocità in questo modo: 10km, poi 1cm dopo 10, 5, altro centimetro dopo 11 e cosi via di centimetro in centimetro (ma forse è meglio mezzo cm, nel senso di esser sicuri che ci stiamo dentro nel foglio, perché va be che siamo amatori, ma ci sono amatori che vanno via anche a 3’15’’ a km) Invece, sulla linea verticale, si mette la frequenza del battito cardiaco, per dire si inizia magari con 120/130 pulsazioni, li dipende anche dalla caratura dell’atleta, nel senso che si parte con la frequenza che si ha in partenza dell’effettuazione del test, e dopo aver fatto il riscaldamento. Ecco, messo in verticale distanziati di 1cm o mezzo cm, che è meglio, si mettono i valori della frequenza cardiaca istantanea registrata a ogni passaggio del cono o a ogni 30’’. Poi, andiamo a mettere un puntino dove quel puntino è la frequenza cardiaca alla tal velocità. Una volta che abbiamo messo i puntini con la frequenza cardiaca registrata alla tal velocità, ecco, prendiamo un righello, un qualcosa di dritto, e tiriamo una riga dritta che è data dai primi quattro puntini a velocità più bassa (con una riga dritta cercate di unire, di stare su i primi quattro puntini e tirate riga lunga, dove va, va, fino alla fine del foglio) Noterete che la linea a l’inizio è linea retta che va a beccare tutti i puntini, tutti, non tutti, il bello, il test è proprio questo, quando vedete che un puntino si discosta a dx e visibilmente dalla tracciato della linea retta ecco, è quella frequenza cardiaca, è quella velocità che interessa a noi. Nel senso che, fino a che i puntini stanno vicino alla linea retta, vuol dire che alla velocità che stiamo vicino, attaccati alla linea retta, produciamo acido lattico che però riusciamo a smaltire e a sopportare, è quando che ci allontaniamo dalla linea e verso dx, ecco li, stiamo producendo e accumulando acido lattico che il nostro organismo, allo stato di forma atletica attuale, il nostro organismo non ha ancora imparato a smaltire. Adesso vado a ripetere, in sintesi, in modo della lavandaia e dello scarpolino? No, de l’idraulico. Chi si ricorda che un po’ di anni fa, quando sparavo cazzate anche su l’allenamento, ero solito dire che l’allenamento deve essere quella cosa che ci fa aumentare il diametro del tubo di scarico, chi si ricorda? L’esempio era: Fatto il muscolo, il recipiente il serbatoio, l’allenamento impegnativo a alta intensità, esatto, quello che chiamiamo di qualità, esatto, quello che chiamiamo le ripetute, ebbene, questa marcia del allenamento (che ogni atleta, qualsiasi atleta, indipendentemente della cilindrata del suo motore, qualsiasi, atleta possiede sette marce) sono il rubinetto, quello che, se lo apriamo al massimo, ci fa andare a riempire più in fretta il serbatoio (che il serbatoio sono l’efficienza dei muscoli, le capacità organiche del nostro corpo, l’apparato cardiorespiratorio) Però se il tubo di uscita, il suo diametro e più piccolo del diametro del tubo di ingresso, ovvero, il rubimetto, se poi il rubinetto (allenamento di qualità) lo apriamo del tutto, il tubo di uscita (smaltimento acido lattico) non ce la fa a starci dietro, e viene che il serbatoio, esatto, il recipiente tracima, (le energie si vanno a esaurire). Il test Conconi, serve proprio a questo, a farci capire di quanto è il diametro del nostro tubo di uscita del serbatoio, in modo da regolare l’apertura del rubinetto (non vuol dire avere in mano un pezzo di carta per avere conoscenza delle cose che ti appassionano. Il mio maestro di radiotecnica, non aveva pezzo di carta in mano, ovvero ce l’aveva, ma era di perito agrario, tutt’altro che elettronica. Mi ricordo ancora dello sbarbatello con tanto di diploma di perito elettrotecnico e che insegnava pure lui, e che aveva anche scritto libri inerenti a l’argomento Elettrotecnica. Ebbene, di quella mattina che facciamo noi radiotecnici assieme a quelli di elettrotecnica, lezione a classi unite, in quanto il mio maestro di radiotecnica era impegnato per un paio d’ore. Ebbene, al ritorno, entra in aula e sente … che per far accendere la lampadina servono due fili … allora, si mette a sorridere, e fa: ma guardate che, la lampadina si può accendere anche con un filo solo. Questa per me è stata grande lezione di cosa vuol dire apertura mentale. Allora, il mio maestro di radiotecnica, prende un filo della lampadina e lo taglia, un pezzetto che è attaccato alla lampadina, lo mette sul pavimento, poi taglia lo stesso filo vicino al generatore, e lo mette sul pavimento, e butta via il pezzo di filo quello rimasto dopo i due tagli. Poi, ha dato su a l’interruttore e guarda te, come per magia, con 1 filo solo la lampadina s’è accesa. Cosa aveva fatto? Esatto, aveva usato il pavimento come conduttore, come se fosse stato il filo. Logico che la lampadina faceva meno luce, tra rame e pavimento la conduttività è ciao che diversa. Ma quello che ha fatto capire, esatto, è il concetto. Facendo anche aprire lo spazio mentale, non atteggiamento da rigido talebano, fisso e irremovibile, su i canonici due pezzi di filo di rame. Il mio maestro non ha mai scritto un libro, insegnava radiotecnica senza pezzo di carta in mano, solo perché era cosa che lo appassionava. A quei anni, a cavallo degli anni ’70, e senza un pezzo di carta in mano, era uno dei più validi e preparati insegnanti del settore elettricità e radiotecnica. Più di una volta andavamo a fare lezione fuori da l’aula, e anche al bar, e i più bravi radiotecnici, forse tranne il sottoscritto? No, il sottoscritto e Trivella eravamo una spanna sopra, di quella classe. Poi, è dalla sua scuola che son venuti fuori, i più bravi che hanno esercitato il mestiere, non fatemi fare in nomi. Ma ci sarà ancora agli Artigianelli la scuola per radiotecnici? sai che non lo so) Chiuso con i ricordi, vediamo a cosa può servire il test? Allora, e mi rivolgo a quelli delle ripetute (quando vieni li e mi dici, sai, ieri ho fatto le ripetute, qualcuna l’ho fatta a 3,35” a km, tirava il gruppetto la Maria. Il sottoscritto sorrideva, gli dicevo, ma se in gara vai a malapena a 4′ a km, che senso ha fare ripetute a 3’40”? ma lui, pensava, più veloce faccio le ripetute, più tanto vado a migliorare. Carissimi, niente di più sbagliato, non è il sottoscritto, è l’allenamento scientifico che te lo dice) Provate fare così, se il vostro punto di deflessione, il punto dove il puntino si allontana dalla retta è a velocità di 4’10” a km, la ripetuta su i 1000mt, sarà eseguita a velocità maggiore di max 5% in più, ovvero, fatto 250” la tua deflessione, dovrai calibrare la tua ripetuta sui 1000mt. di chiuderla in 12/13” meno di 250, ovvero, 3’57”. Se invece la tua deflessione è a 240”, che sono i 4 minuti a km, la ripetuta la fai a 3’48”, farla più veloce, non serve, anzi. Anzi, vai a rischio di danneggiare il serbatoio. Pompando dentro tanta acqua e con tanta pressione, e il tubo di scarico non è adatto, vai a rischio di far scoppiare il serbatoio. Cosa che, a quel atleta è capitato, ma era di logica. Ma come fai a pensare che allenamento che va bene a un atleta che viaggia a 3’40”, va bene anche a chi viaggia a 4′? Se pensi che è la stessa cosa, ecco sai cosa ti potrebbe capitare. Ti può capitare che per trovare il tuo nome in classifica, adesso, devo partire dal basso, e non più a partire da sopra come quando “battagliavamo”. Che poi, non sei stato contento quando poi ti arrivavo davanti, e sei andato a cercare gruppetto che andava più veloce, e sei arrivato al punto che sei scoppiato, mi spiace perchè mi eri e mi sei anche simpatico. A una mia ex atleta e che voleva migliorare in brevissimo tempo, gli dicevo, la conosci la storiella della rana che voleva diventare grossa come il toro? ecco, stai attenta di non andare a fare la fine della rana. Magari di allenamento, a sparare cazzate su l’argomento allenamento faccio qualche puntata. Perchè, poi, di test che ci indirizzano su che strada prendere in fatto di allenamento non ci sta solo il test Conconi. (mauro) 

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